venerdì 16 maggio 2014

Il novilunio

Il futuro preme alle frontiere. Il petrolio del nuovo millenio è diventata l'acqua potabile. La benzina servirà giusto per accendere il fuoco... Fantascienza o allucinazioni? In un caso o nell'altro, siamo stati messi in guardia.


domenica 6 aprile 2014

La bicicletta del nonno

Praticamente un reperto: un vecchio racconto letto male e con un pessimo audio! Però ci sono affezionato, dunque lo ripropongo qui:


lunedì 17 febbraio 2014

Arrivedreci tristezza

Un omaggio alla band Brunori Sas e a Ferrara, città delle biciclette.

Traks: "Arrivederci tristezza" e "Mambo reazionario" by Brunori Sas.

sabato 15 febbraio 2014

The big bang theory

Durante questa era pre-inflazionaria, iniziata 1 decimiliardesimo di miliardesimo di yoctosecondo (pari a 10 -43 secondi, ossia 0,0000000000000000000000000000000000000000001 secondi) dopo il Big Bang, le forze fondamentali, eccetto la gravità, erano unite in una sola "superforza" costituita dalla forza elettromagnetica e dalle forze nucleari debole e forte.
(da Wikipedia, “Cronologia del Big Bang”)





Ricordo che la serata era cominciata in un bar del centro in zona Duomo, come ogni mercoledì. Anche quella sera, puntuale, era arrivato il messaggio di Dimitri: “Ciao vecchio, senti, stasera? – pausa – Fffesta???”. Scritto proprio con tre effe.

Un’ora dopo eravamo al bancone del bar. Dimitri aveva ordinato un Long Island e, forte delle conoscenze acquisite al corso per barman, si era messo a discutere con il barista:
“Giovane – esordì con un sorriso storto (era al suo terzo cocktail) e una confidenza che sarebbe parsa fuori luogo a chiunque tranne che a Dimitri ebbro – hai scazzato le dosi di Tequila…”. Dopo la sua diagnosi rimase a guardare il barista, con l’occhio semichiuso di quello che la sa lunga.
L’altro lo guardò serissimo e chiese: “Come dici?”
“La Tequila – pausa – ce n’è un po’ troppa – precisò Dimitri con il tono paterno di chi ha deciso di perdonarlo, quel barista maldestro – nel Long Island si dovrebbe sentire appena…”.
“Non ce l’ho messa la Tequila – disse il barista - non c’è la Tequila nel Long Island” precisò senza smettere di pestare la menta in un bicchiere.
“Ah… beh… già”. Dimitri fissò il barista, tirò un sorso dalla cannuccia sempre fissandolo, poi disse: “Sì, bravo, giusto, non c’è la Tequila” e scoppiò in una risata acuta, tutta articolata in Hi-hi-hi e Uah-hi, uah-hi-hi-hi. Una cosa imbarazzante, almeno per me che ero ancora sobrio.

Poi ricordo il viaggio in auto, io guidavo, Dimitri cantava Cuccuruccucù Paloma con la testa fuori dal finestrino. Ricordo i semafori lampeggianti e le luci della centrale elettrica. Guidavamo senza meta, era il nostro modo di contribuire allo scioglimento dei ghiacciai. Poi seguendo un rettilineo delimitato da platani decapitati eravamo giunti al mare. Ricordo l’alba su quella spiaggia deturpata.




Poi Comacchio. Il sapore del caffè ancora nella bocca, affacciato dai Trepponti, mi sentii pervaso, senza alcun motivo da un senso di benessere. Credo fosse il sole delle nove di mattina. Scaldava la pelle e la faccia mentre guardavo ciò che si vede in controluce a palpebre chiuse: una superficie viola-rossa punteggiata dalle ombre dell’ultima immagine impressa sulla retina. In quel preciso momento stavo bene. Mi sentivo in armonia con l’universo. Non pensavo all’assurda serata trascorsa, non pensavo ai giorni che sarebbero venuti. Era come se improvvisamente mi fossi preso il diritto di vivere il presente. Pensai “Io sto bene”. Credetti di pensarlo, in realtà mi era uscito a mezza voce. E Dimitri mi aveva sentito: “Che cazzo sei, un’anguilla?” aveva chiosato. Era segno che si era ripreso. “Torniamo in città, ho bisogno di dormire un po’” disse.

Mentre tornavamo alla macchina ci imbattemmo in una gita scolastica. Poteva essere una quinta superiore.
E successe che la vidi: immaginate una ragazza di diciotto anni, candida. Immaginate che incontri lo sguardo insistente di un ragazzo più grande, sveglio da più di trenta ore, con al seguito un amico pieno di LongIsland che urla ai piccioni per farli spostare. Immaginatela che, intimidita, abbassa gli occhi e ride con le amiche. Ecco, no: nulla di tutto ciò. Non siamo su Ponte Milvio. Niente lucchetti, né amori mocciosi. La ragazza in questione si trovava in piedi su una panchina e incitava i compagni a spingere in acqua la professoressa. Aveva l’aria di una capo-popolo. Gridava, gesticolava, saltellava. Ricordo solo capelli lunghi, grandi occhi scuri, una gonna corta e dei collant colorati, forse blu. O verdi.
Rimasi a fissarla. Immobile come una lepre abbagliata dai fari dell’auto. Quando finalmente incrociai lo sguardo di quella ragazza ebbi la sensazione che fosse successo qualcosa di straordinario. Provai un senso di vertigine, un solletico allo stomaco. Come quando guardi sott’acqua in mare aperto senza vedere il fondo. Lei mi guardò con aria incuriosita poi distolse lo sguardo, saltò giù dalla panchina, mi passò accanto e andò oltre, seguita dai compagni. Distinsi nell’aria la sua scia di profumo: menta, pompelmo e cannella. Quella fragranza penetrò le mie narici fino al cervello e provocò una piccola scossa tellurica nella mia testa.
Per la verità, alla scossa tellurica aveva contribuito Dimitri, assestandomi il più classico dei coppini: “Dammi le chiavi, mi va di guidare” aveva sentenziato. Nessuna persona ragionevole gliele avrebbe date. Ma in quel momento non mi andava di ragionare, gli allungai le chiavi e mi accomodai al lato passeggero.

Il sole era alto, Dimitri guidava verso la città. Io fissavo fuori dal finestrino. Tralicci, viadotti, campi, cascine, villette, trattori, insegne pubblicitarie. Tutto scorreva nella dimensione obliqua e leggermente sfocata del fast forward dei vecchi video registratori.
“E’ la teoria del Big Bang” disse a un tratto Dimitri.
Ruotai il collo e lo guardai dal basso verso l’alto, lasciando la testa appoggiata al finestrino.
“E’ come il Big Bang – proseguì lui – il novanta per cento accade nei primi istanti, gran parte di quello che doveva succedere è già successo. Poi tutto prosegue a velocità ridotta. Quando caschi negli occhi di una ragazza in quel modo là, il grosso è fatto. Tutto il resto segue il ritmo dell’universo in espansione”.


Non so se fosse per via del Long Island, che aveva ormai sostituito completamente il sangue nelle vene di Dimitri, o se davvero si era accorto di quel che era capitato poco prima, sta di fatto che da quel giorno la sua teoria del Big Bang iniziò ad avverarsi con sorprendente esattezza.

lunedì 5 novembre 2012

La risaia vercellese nella luce di ottobre

Il regista Manuele Cecconello affresca con poche ma sicure pennellate di videocamera digitale un pomeriggio di ottobre trascorso in risaia. Le chiacchiere con il ranaté - pescatore di rane - e il taglio del riso. Niente fronzoli, niente retorica. Solo luce e poesia.



venerdì 14 settembre 2012

L'estate sta finendo - passeggiata a Ferrara

Un pomeriggio ventoso, settembre è ancora caldo ma preannuncia un limpido autunno.
Bianco e nero + filtro "Hefe".

 


vedi foto

giovedì 28 giugno 2012

Fantasmi ai giardini pubblici


Polesine, periferia. Una mezz'ora ai giardini pubblici durante Italia-Croazia. Il tempo sufficiente per avvertire la presenza di fantasmi. Malinconici e giocosi.

mercoledì 20 giugno 2012

Il tuffo nell'oceano

il 13 maggio del 2005 scrivevo:

Sono le 7 e 32 di una sublime mattina di maggio. L’extraurbana secondaria è sgombra e distende la sua lingua d’asfalto lungo la pianura coltivata. Dimitri guida tranquillo verso il Liceo, sotto gli effetti lenitivi della camomilla con cui ha dovuto fare colazione in mancanza del tè. Dimitri non digerisce il latte.
L’aria è tersa, la luce nitida. Il cielo schiarisce in un impercettibile evolvere di viola, azzurro, blu e rosa.
Nell’autoradio Bob Dylan canta Blowin’ in the wind.
Dimitri non ha voglia di correre come ogni mattina. E’ presto, e preferisce guidare piano.
How many roads must the man walk down, before you call him a man...
Dimitri non sa quante strade un uomo deve percorrere prima che voi lo chiamiate uomo, al momento non ci pensa. Ma su queste note riaffiorano le immagini di anni precedenti. Quando era una matricola del primo anno. Quando era andato a scuola con diecimila lire in tasca temendo che i più grandi gli avrebbero chiesto i soldi per le sigarette. Gli avevano detto così: se quelli più grandi ti chiedono i soldi per le sigarette, tu daglieli, è un rito di iniziazione, una prova. Ma nel suo Liceo era tutta gente tranquilla e le diecimila non gli servirono. Era cominciato così quel viaggio, con le diecimila lire in tasca...

All’inizio erano tutti amici. Ridevano, scherzavano, si fumava nei bagni con le finestre spalancate anche a dicembre... Poi furono cose che a volte accadono. Ognuno si ritagliò il suo gruppo di amici. Dimitri smise di fumare. Alcuni rimasero indietro, altri presero il loro posto. Poi furono lunghe estati in sella al cinquantino.

Il traffico sul cavalcavia muove a singhiozzo. L’armonica di Bob Dylan fraseggia con la chitarra acustica. Il disco di sole si alza piano dietro le case. Dimitri guida, cambia le marce senza andare mai oltre la seconda e pensa ai cinque anni di liceo che con questo mese si concludono. Pensa a quelli che gli sono stati amici, a quelli che sono stati suoi nemici (tra i banchi ci si fa anche quelli ma non nuoce...). E pensa alle prossime settimane. Pensa alla maturità. Pensa agli scritti. E pensa al colloquio. A quando avrà di fronte a sè quegli uomini e quelle donne, un po’ severi un po’ paterni, con i quali ha camminato fin lì. E questi lo guarderanno, lo ascolteranno parlare, osserveranno i suoi gesti, ripenseranno a quando era poco più che un bambino, con i capelli corti e le guance lisce. Qualcuno penserà non è affatto cambiato, altri diranno è proprio cambiato, c’è chi penserà mi ricorda me da giovane, forse qualcuno si sarà persino affezionato un po' a quel ragazzo che si è fatto col tempo sempre più silenzioso e cauto. Dimitri leggerà negli occhi di ciascuno. E quel che indovinerà tralùcere nei loro sguardi, Dimitri lo raccoglierà. E dagli occhi lo lascerà scendere là dove potrà custodirlo, là dove ne avrà cura. Quegli ultimi sguardi saranno i suoi piccoli amuleti per la vita che fuori attende, impaziente. Li terrà buoni per affrontare l’oceano nel quale ha tanta ansia di tuffarsi. E poichè non sa bene quel che troverà in quell’oceano, Dimitri vuole essere certo di sapere almeno quel che si lascia alle spalle. Per questo, quando sarà uscito leggero dall’aula e muoverà i primi passi molli verso l’uscita, non avrà timore di voltarsi indietro, verso il golfo quieto che sta abbandonando. Sarà in quel momento che Dimitri capirà finalmente, come in una folgorazione, cosa hanno significato per lui quelle mura, quei corridoi (custodi muti di tanti discorsi e parole), quelle aule, quelle mattine grigie, quelle luci al neon, quel sole di giugno filtrato dalle tapparelle, quelle nevicate spiate oltre la lavagna, quei litigi, quei sorrisi, quegli stupori, quelle dediche dietro la foto, quelle speranze...

Le suggestioni sospese tra armonica e chitarra finiscono quando Dimitri trova parcheggio. Spegne il motore. Sfila la chiave. Issa in spalle lo zaino e s’incammina verso il Liceo. 
Verso il suo ultimo giorno di Liceo.