lunedì 28 maggio 2012

San Gemini - Montepulciano, 135 km di zaino e polpacci



Viaggiare a piedi. Spostarsi da una località all'altra a forza di gambe, lungo sentieri, strade asfaltate, ponti, guadi, periferia e campagna. Lo zaino sulle spalle come unico bagaglio. Abiti traspiranti per la marcia di giorno, biancheria pulita e abiti "civili" per la sera. Amici con cui condividere i discorsi, le battute, i dubbi ad ogni bivio. Incontri con personaggi improbabili e, in definitiva, la scoperta di un Paese che ci illudiamo di conoscere bene ma che non finiremo mai di scoprire. Ecco un assaggio di Psicoatletica.



Ho camminato per quattro giorni: partito da San Gemini (Terni) e giunto a Montepulciano in compagnia della mia Batteria Universitaria Primavera composta da Luca e Giorgio
Al nostro fianco i Volontari della Valnerina prima e la Batteria Foligno poi.


San Gemini - Montepulciano è stata solo una piccola tappa del più grande viaggio che in questi giorni vede protagonista Enrico Brizzi e il suo drappello di Psicoatleti: il Giro della Libertà, Roma - Venezia. Un modo per rendere omaggio a Giuseppe e Anita Garibaldi che quello stesso viaggio compirono nel 1849, braccati da quattro eserciti.

Abbiamo coperto circa 135 chilometri, una media di 33 al giorno.

All'inizio il corpo si spurga. Non è una questione di allenamento. Capita sempre così: il primo giorno si bruciano le tossine, si vive con l'ansia della meta, del tempo, del pioverà? del per che ora arriveremo? Categorie mentali, bisogni ed esigenze che non si scrollano di dosso al primo colpo. Poi il corpo, il respiro e anche il pensiero cambiano ritmo. E' un processo alchemico. Le impurità vengono scartate e il distillato si fa più puro di giorno in giorno. Riesci ad ascoltarti meglio. Vedi la personalità dei tuoi amici emergere con meno filtri, più autentica.

Il quarto giorno il corpo e lo spirito ingranano la marcia giusta. Le vesciche, opportunamente medicate, diventano calli. L'esaltazione iniziale diviene una sorta di serena determinazione a macinare altra strada, vedere altri luoghi, incontrare altri volti.
Chiudere lo zaino e allacciare gli scarponi, consultare la mappa e scrutare il cielo per decidere se indossare o no l'impermeabile diventano gesti più naturali, più consapevoli, più tuoi.

Non mancano i momenti di fatica: i dolori al ginocchio che patisce l'asfalto (talvolta non esistono scorciatoie e per arrivare a fine tappa può capitare di camminare su strade trafficate), la pioggia estenuante, il fiato corto durante salite che sulla mappa sembravano meno ripide, la rabbia e lo sconforto che possono coglierti quando ti accorgi che hai sbagliato strada e sei costretto a tornare indietro.

Poi la sera, dopo la doccia che rilassa i muscoli e allevia i dolori, è bello ritrovarsi con i compagni di viaggio che erano con te là fuori, nell'aperto dei campi, sotto la stessa pioggia. E' bello alzare i calici di birra e brindare alla tappa di domani. I dolori non spariscono da un giorno all'altro ma si sopportano meglio.

Enrico, il nostro Araldo, è ancora là fuori, al suo fianco altre batterie di Psicoatleti a condividere la strada. In testa sempre lei, Flora, la bandiera che giungerà a Venezia entro metà giugno.

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