Tratto dal blog ScorzaDiLimone:
Uno dei meno disciplinati e
puntuali e precisi e assidui amministratori di questo blog finirà a Radio24. A
lavorare?! Macché, un semplice passaggio in radio di una sola, misera puntata.
Ma in tempi di crisi…
Tutto ebbe inizio quando Timon e
Pumba… Ah, no, scusate.
Tutto ebbe inizio quando un
vecchio mugnaio, morendo, lasciò ai suoi tre figli il mulino, l’asino e un
gatto...
No, no, no! Nulla di tutto ciò!
No, no, no! Nulla di tutto ciò!
Torniamo seri: io ascolto
Radio24. Ah ah ah! Ma non dovevamo
tornare seri?!
Sì, amici. La ascolto davvero. Da
anni. E volete sapere una cosa buffa? A tutt’oggi non capisco nulla di economia
né di finanza. Vi dirò di più: non so neppure la differenza tra l’una e l’altra
cosa.
Di Radio24 mi piacciono programmi
come Melog di Gianluca Nicoletti, Destini incrociati di Giacomo Zito, La
Zanzara di Giuseppe Cruciani. Mi piacciono veramente. Mi appassionano, mi
scarico i podcast (no, della Zanzara no, non è da podcast, ma è perfetta come
sottofondo quando cucini o lavi i piatti).
E da qualche tempo ascolto anche “Io
sono qui” di Matteo Caccia.
Nella prima stagione leggeva
brani scritti da lui, raccontava storie, interagiva con gli ascoltatori. Lo
ascoltavo e pensavo: ecco, questo è il programma che mi piacerebbe fare in
radio. Poi, mi scrollavo di dosso la polvere di fata che Trilly mi aveva
accidentalmente versato sugli occhi rientrando a casa ubriaca, e mi dicevo: sei
proprio come quelli che al bar diventano CT della Nazionale, ascolti un
programma in radio e pensi subito io farei, io direi. Pensa a studiare. Già.
Finì la stagione e nel nuovo anno il programma di Matteo Caccia cambiò nome. Divenne “Voi siete qui”. Ora le storie narrate erano quelle degli ascoltatori.
Mandate un racconto di una pagina a
voisietequiChiocciolaRadioventiquattro eccetera eccetera.
Era il mio momento. Mandai un
racconto.
Passò una settimana. Poi due. Poi
un mese. Controllavo la posta tutti i giorni. Niente. Niente di niente. Iniziò
il programma e ascoltai ogni puntata.
Prima puntata. Seconda. Terza.
Decima. Quindicesima.
Non solo del mio racconto non
c’era traccia ma tutte le storie erano storie grandi: il giorno che passai
l’esame al conservatorio, il giorno in cui scoprii che mia madre aveva un
amante, il giorno che scoprii di non essere figlio unico… Insomma non solo
persi ogni speranza di sentire il mio racconto letto in radio ma provai anche un
po’ di imbarazzo all’idea di aver spedito un racconto che parlava del giorno in cui mi rubarono la bicicletta.
Ma quattro mesi più tardi, quando
meno me lo aspettavo arrivò una mail: “Ciao, lavoro a Radio24, Matteo Caccia ha
selezionato il tuo racconto per la puntata di lunedì. Domani ti chiamo e
registriamo due battute”.
Figata, penso. Mi gaso a tal
punto da creare un evento su Fb per invitare amici e conoscenti ad ascoltare la
puntata di lunedì 23 gennaio.
Poi inizia l’agonia: l’attesa
della telefonata. Nella mia cameretta, davanti ad un foglio con quattro appunti
e un altro con il racconto, fisso in silenzio il cellulare. Per ore. E quello:
tace.
Ma proprio mentre scrivo queste
poche righe per SDL squilla il telefono.
Numero anonimo. Proprio come mi
avevano preannunciato via mail. Cazzo, che ansia. No. Non sono pronto.
“Ma come, su facebook eri così
spavaldo, così sicuro di te, persino in questo pezzo che stai scrivendo per SDL
stavi per dire che infondo è solo un
passaggio in radio, che a te scribacchino-bamboccione-bridget-jones sembra
tanto ma non è nulla di ché e ora che il telefono squilla resti paralizzato
dalla paura con la salivazione azzerata, rispondi cazzo!” disse il DeFalco che
c’è in me.
“Eh, mo’ risponno, è che ho un
po’ di mal di gola” fece lo Schittino che è in me.
“Rispondi cazzo!” ribadì quell'altro.
Risposi.
Degli appunti non lessi nulla,
tranne il luogo dove sono nato e quello in cui studio. La ragazza della
redazione era gentilissima e rilassatissima. Ma a me quei dieci minuti sono
sembrati un’eternità. Se me lo chiedete ora, non so neppure ripetere quello che
ho detto. Ma è andata.
Riattaccai e scoprii che la telefonata era durata meno di quattro minuti.
Riattaccai e scoprii che la telefonata era durata meno di quattro minuti.
Ora non resta che aspettare
lunedì, dove per altri cinque minuti parlerò in diretta con Matteo Caccia.
Invito tutti i colleghi
scribacchini-bamboccioni-bridjet-jones a pregare per me, uno di voi.
A lunedì!
(alle 16 sulle frequenze di Radio24)
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