domenica 15 gennaio 2012

Il giorno perfetto

C'era un concorso letterario, 1000 battute per descrivere il giorno perfetto, io inviai questo testo:

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Il giorno perfetto in cui vinsi la scommessa con la voce dentro

Non so dove si va. Mamma mi tiene per mano.
Mi sforzo a non pestare le linee. Non riesco mai.
Perdo sempre il ritmo.
Non riesco mai ad arrivare fino alla piazza, senza pestare le linee, sì, le intersezioni tra le pietre piatte e larghe che formano il marciapiede. Alterno passi lunghi a saltelli.
Devo pestare la pietra sempre al centro, evitare le linee.
Se riesco, vivo fino a cent’anni. Ho fatto questa scommessa con la voce dentro.
Continuiamo sul marciapiede. Forse riesco.
Devo concentrarmi. Calibrare i passi. Allunga-rallenta-saltello.
Perfetto. Manca poco. Vedo la piazza.
Mamma mi strattona.
No! Vuole svoltare, non capisce, non sa. No! Mi tira. No!
Mah?! Il nonno! Sì è lui! Proprio in piazza, proprio all’angolo con la via. Nonno!
Lascio la mano di mamma. Ultimi saltelli. Non tocco neanche una linea.
Il nonno ride, gli salto al collo. Anche mamma ride, ora.
Loro non sanno che vivrò fino a cent’anni!
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Non vinsi quel concorso del giorno perfetto ma oggi ho rivisto questo monologo di Gaber e alla terza scenetta ho finalmente capito che, almeno, non ero l'unico a fare quel gioco stupido!

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